Cagli

La casata dei Druda si sviluppò nel borgo di Cagli, cittadina anticamente nota come Cales (dalla bassa latinità Callis e Callium da cui il nome moderno), che sorgeva sul colle detto Banderuola, a Sud/ovest dalla città attuale. Forse abitata anticamente dai Sabini, cadde sotto l’influenza umbra come dimostra la scoperta di una fonderia con gruppi di bronzi umbri; fu poi, grazie alla sua posizione sulla via Flaminia, importante municipio romano. Nel 544 fu conquistata da Narsete dei goti. Cagli, era uno dei capisaldi della Pentapoli interna sotto il dominio bizantino nel VI secolo, risulta citata nel Itinerarium Gaditanum dell’epoca di Traiano, nel Itinerarium Antonini che ricorda le principali città dell’impero Romano, nel Itinerarium Hierosolymitanum destinato ai pellegrini che dalla Francia si dirigevano in Terra Santa

Divenuta Diocesi nel secolo VIII, passò nel 571 ai Longobardi e nel 774 sotto la Chiesa.

Cagli è già annoverata nell'atto di donazione delle due Pentapoli e dell’Esarcato che il re dei Franchi Pipino il Breve da a Santa Romana Chiesa (anno 756). Si tratta della stessa città parzialmente distrutta dal fuoco appiccato dalla fazione ghibellina per sottrarla al potere della fazione guelfa (1287).

Infatti l’incendio fu appiccato al Palazzo Comunale dai Ghibellini guidati da Trasmondo Brancaleoni del feudo di Roccaleonella.

Sotto la protezione di Papa Niccolò IV fu traslata appena due anni dopo " Ne riscavati fundamenti della rinascente città fù gittata la prima pietra in giorno di mercoledì à 9 di Febraio de 1289, dopò la prima ora seccata del sole, con l'invocazione dello Spirito Santo, del Protettore Geronzio, e degl'altri Santi".

Dalle propaggini del monte Petrano e ricostruita nel sottostante pianoro, inglobando gli edifici religiosi e civili preesistenti che ne costituivano il borgo, Papa Nicolò IV, riedificandola nel luogo attuale, fu detta S. Angelo Papale in onore dell'Arcangelo Gabriele.

Costituito nel XII secolo il libero comune, Cagli si distinse per una politica aggressiva che la portò ad assoggettare oltre cinquanta castelli, snidandone la nobiltà rurale e fronteggiando gli abati delle potenti abbazie dei suoi dintorni, seguì poi un periodo di prosperità che le permise di tenere testa lungamente alla vicina Gubbio e ai Montefeltro di Urbino.

Finì comunque incorporata poco dopo la metà secolo XIV entro i confini del ducato di Urbino così che Federico da Montefeltro la fece fortificare (1481) da Francesco di Giorgio Martini con la costruzione di un'imponente Rocca, posta sul colle dei Cappuccini, oggi purtroppo scomparsa (fatta eccezione per pochi ruderi) e collegata con un passaggio sotterraneo all'imponente Torrione a pianta ellittica.

Notevole fu lo sviluppo artistico e culturale che, iniziato con Federico II da Montefeltro, contiunuò con altri due duchi, Francesco Maria I della Rovere e Francesco Maria II della Rovere.

Con il secondo matrimonio del Duca Francesco Maria II con la cugina Livia figlia del cugino Ippolito venne alla luce il sospirato erede Federigo Ubaldo il quale si unì in matrimonio con Claudia dei Medici, ma morì in giovane età e ebbe una sola figlia Vittoria, finiva così una delle più illustri dinastie d’Italia.

Il vecchio Duca dispose il 4 novembre 1623 la devoluzione del Ducato alla Santa Sede[1], il 28 aprile 1631 morì e il 12 maggio 1631 Papa Urbano VIII comunicava ai cardinali in concistoro l’annesione del Dudato di Urbino allo Stato Pontificio.  



[1] Di cui riconosceva espressamente la sovranità su tutto il Ducato d’Urbino

Delle città d'Italia e sue isole adjacenti compendiose notizie di Cesare Orlandi tomo V° 1778 Cagli

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