Il Casato dette famosi personaggi, fra cui Rustichello vissuto intorno all'anno mille, risulta presente nell’atto di vendita del Castello di Fossato il 14 marzo 1251. Signore del castello di Belvedere, forse il capostipite della famiglia Druda, nei documenti è riportato con il titolo di Dominus Castrum Belvederjis, questo sta ad indicare in età medievale l’effettivo dominio di terre o di un feudo, infatti Dominus costituiva la qualifica più antica dopo quella di Miles, e serviva ad indicare prerogative nobiliari più prestigiose in confronto ad altri titoli che derivano il loro significato originale da cariche temporanee, divenute con il tempo ereditarie.[1]

Molto probabilmente la figlia e una nipote che si chiamavano rispettivamente Pieradruda e Leondruda avevano un nome suo che contrassegnava la famiglia di provenienza come in uso fra i germani[2] e divennero rispettivamente proprietarie di una porzione del castello.[3]

Brunamonte nel 1214 aumentù i confini di Cagli

Pietro del 1330, e Antonio che esercitava la professione di notaio, erano entrambi figli di Donna Flora e Angelo Speni, i figli assumeranno il cognome della madre.

Baldantonio figlio di Giacomo vivente nel 1480, Cancelliere del Duca di Urbino nel 1536, e Gonfaloniere in Patria nel 1557, incarico questo riservato solo ai nobili.

Girolamo fratello di Baldantonio, letterato legista e segretario del Cardinale Iacobucci, veniva nel 1536 vivamente raccomandato per la nomina a canonico dai Duchi d’Urbino, tornato in Patria, fu onorato della Prepositura nel 1537.

Francesco di Andrea, dottore in legge, canonico in Patria ed eccellente conoscitore di musica; per lo che nel 1545 fu chiamato fra i cantori all’apertura del Concilio di Trento, ottenne poi la Propositura nel 1552.[4]

Francesco di Baldantonio, Passato nella Cappella Giulia (Marzo 1554 fine del 1554); in San Luigi dei Francesi (Maggio-Ottobre 1556); ammesso nel marzo 1556 con un voto di 24 a 0; fra i cantori della Cappella Sistina.

Mandati: marzo 1559-ottobre 1571, gennaio 1580-dicembre 1581; nell’ottobre del 1581 fu priore di San Matteo in Val di Lago, beneficiato della basilica di S. Pietro in Vaticano, servì quattro Papi; Paolo IV (1555-1559), Pio IV (1559-1565), Pio V (1566-1572), Gregorio XIII (1572-1585).

Baldantonio, “la sera del 4 febbraio 1611 si tenne la prima adunanza della Venerabile Congregazione dell'Immacolata già degli Artieri, costituita da dodici nobili, Baldantonio ne fù il primo segretario”.[5]

Girolamo, morto nel 1622 è annoverato fra i cagliesi dell’Ordine cavalleresco di S.S. Maurizio e Lazzaro, Francesco suo fratello anch'esso cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, divenne Priore alla sola età di dodici anni.

Giambattista segretario del cardinale di Urbino fine 1500

Mario nel 1616 era fedelissimo amministratore in Cagli del Duca Francesco Maria II Della Rovere.

Baldantonio di Giovanni, pio e dotto canonico in Patria. Ampliò, a sue spese in gran parte, e diede bella forma alla chiesa detta oggi San Filippo, che era piccola e disadorna. La riapri solennemente al culto nel 1645 con l’intervento del magistrato, vi parteciparono Antonio Gucci e Francesco Bricchi.

Ubaldo e Pietro sacerdoti dottori in legge ambedue segretari in Sacra Rota.

Giacomo Filippo di Giovanni Battista vicario in Urbania

PierFrancesco, Vicario Generale Lateranense 1805[9]

Ubaldo Vicario Lateranense dal 1822 al 1823[10]

 

 



[1] Tratto da Rivista Araldica di Carmelo Arnone

[2] Manuale di diritto romano di Francesco Schpfer 1892 libro primo l’epoca germanica

[3] Peyrat N. Histoire des Albigeois Paris 1880-82

[4]Alla figura di Francesco Druda sono legati una serie d'errori storici, in quanto in primo luogo si ricorda un unico Francesco, che per giunta per Matteo Fornari nella sua " Narrazione Istorica / dell'origine, dei progressi, e dei Privilegi / della Pontificia Cappella" era francese.

Stesso errore viene ripetuto sia da Rostirolla, che seguendo Adami e Celani, continuano ad affermare che fosse francese ed un'unica persona.

Il primo Francesco era figlio d'Andrea, l'altro Francesco Druda in verità si chiamava Pier Francesco Speni della Druda figlio di Ser Guido di Giacomo Speni e di Albina di Giambattista Druda.

Per contratto di matrimonio i figli nati da quest'unione avrebbero dovuto assumere il cognome Speni della Druda. Per volere del Duca Francesco Maria II della Rovere che aveva come suo cappellano un altro Druda, Andrea al quale fece assumere il casato della madre Benigna Druda, tutto il suo casato assume solo detto cognome, che da quel momento rimase l'unico in uso.

[5] Cfr. Arc. della Chiesa

[6] Vedi capitolo a parte

[7] Ammiraglio

[8] L’originale di questo documento è conservato presso l’archivio privato Rigi a Cagli

[9] Vedi manoscritto sulla chiesa di S. Filippo

[10] Il forestiere in Cagli di A. Mazzacchera

Nell’arco del secolo[1] e nelle carte di S. Maria d’Appennino del periodo 1214 – 1296, si incontrano Amicus Paganelli Guidonis, Brunetto di Pasquarello, Capputio Johannis, Guido, Ciccolo di Accursolo, Filippo di Scagno, Franciscus, Jacopuccio di Rainiero, Mancia di Bonagura,Mantia, Mantia Bevegnatis, Paulus, Petriolo di Benvenuto, Petriolus Venture, Rainerius Bulgarelli, Rutio Conpagnoli, Salvutio Bruscoli, Salimbene Moricelli, Santese (moglie di Venutolo di Mancia), Tintus Iuntoli, (detto Comparello), Uccio di Petruccio, Viviano di Raniero; in altre carte incontriamo Ugolino. 

Nelle carte bulgarelliane si incontrano, oltre al citato Rainerius (Raniero), sua moglie Valseverina (o Valseveinea) ed i suoi figli Ugolinuccio (con moglie di nome Schynka o Schinoca), Jacopuccio,

Trasmunduccio; un fratello di Raniero è Bernardino,che ha una moglie di nome Aiguina o Aiguiria e figli di nome Bulgaruccio (con moglie Ysabet),Raniero (con moglie Santesis) e Favarone. Nelle carte di S. Maria del Fonte si incontra infine il nome di due fondatrici del monastero nel 1292: Margarita Passarini ac Johanna Titia a florentia de castro fossati (non si capisce se sono entrambe, oppure soltanto la seconda, ad essere fiorentine diventate fossatane), mentre in Arch. di Stato di Perugia scopriamo che nel 1294 un frater Morichus è il custos hospitalis castri fossati, il custode dell’ospedale del castello di Fossato, quello subito a ridosso della cinta muraria e vicino alla chiesa di S. Benedetto.

Ma il secolo XIII è il secolo di un primato che va ben aldilà dell’onomastica: a Fossato compare il più antico elenco che un castello umbro, se non addirittura italiano, faccia dei propri abitanti, elencati per nome fuoco per fuoco – o famiglia per famiglia, se si preferisce – nell’atto della venditio bulgarelliana a Gubbio del castello medesimo, 18 marzo 1251. Sono i fossatani che hanno costruito il castello basso medievale o attuale paese centro storico, sorto essenzialmente tra la fine del ’100 e la metà del ’200.

Si tratta di 93 fuochi, nella trascrizione da parte dello scrivente dell’atto a firma del notaio Mercatus, descritti tra la settima e la ventottesima riga dell’atto medesimo che ne ha 62; i fuochi salgono a 100 se si separano le sette convivenze di fratelli indicate dalla formula frater eius e che ogni volta lo scrivente ha considerato un solo fuoco (considerando che una famiglia medievale era composta mediamente da cinque persone, abbiamo un castello di Fossato a metà ’200 con dentro circa 500 persone, alle quali vanno aggiunte quelle del gruppo non quantificato di cui nell’atto si dice soltanto che costituiscono possesso – presumibilmente in qualità di semiliberi e servi – delle persone nominate nell’atto medesimo).

Ed ecco l’elenco nominativo – nel quale le donne sono quasi del tutto assenti – così come si sviluppa nell’atto (lettere maiuscole e minuscole comprese), con l’unica differenza che per distinguere un fuoco dall’altro, lo scrivente ha ritenuto opportuno numerarli:

……..92) rusticellus drude. tentus et tardutius filii eius……

 



[1] Tratto da Fossato i più antichi nomi cognomi e soprannomi ( dalle origini fino all’anno 1600) di Galassi Luigi

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